I Worlds di League of Legends hanno ancora bisogno del Play-In?
In molti nel tempo si sono chiesti quale formato sposare per i mondiali di League of Legends, attualmente in corso. Nessuno, o forse pochissimi, ha però mai avuto la risposta corretta: essendo un settore nuovo, appena esploso mediaticamente, si è deciso di andare a tentoni, cercando la soluzione migliore per tutti. Inizialmente tutte le squadre si qualificavano al mondiale ma con l’ampliarsi della scena competitiva globale e l’incremento del numero di squadre, nonché delle regioni competitive, si è reso necessario applicare più modifiche.
La prima ha riguardato la divisione tra Major e Minor Region, intendendo così delineare una differenza di fondo tra le squadre che appartengono alle cinque principali regioni competitive, ovvero Cina, Corea, Europa, LMS (Hong Kong, Taiwan e Macao) e Nord America (almeno inizialmente), e poi tutte le altre. La seconda è stata l’introduzione dell’International Wildcard Qualifier a cui partecipavano in particolare le squadre al di fuori delle regioni precedentemente nominate. Una competizione durata fino al 2016 per poi l’anno successivo istituire invece la fase preliminare di Play-In: un vera e propria prima fase del mondiale, inserita al suo interno, a cui partecipavano e partecipano tuttora le squadre appartenenti alla Minor Region e le seconde, terze o addirittura quarte squadre (a partire dall’edizione 2020) delle Major Region.
Tuttavia questo sistema inizia a essere un po’ stretto per le squadre delle Regioni Minori che anno dopo anno dimostrano di valere ben più di quanto possiamo aspettarci. L’ultimo esempio sono i Detonation Focus Me, squadra giapponese che ai Worlds 2021 ha portato una rappresentante della lega nazionale LJL per la prima volta alla fase a gruppi, superando tra l’altra una apparente corazzata come quella dei Cloud9 nordamericani. O come i Pentanet, team australiano che allo scorso Mid-Season Invitational di maggio 2021 ha stupito tutti qualificando una squadra della scena competitiva oceanica per la prima volta al Main Event di una competizione internazionale di League of Legends.
Due esempi, gli ultimi ma di certo non gli unici, che mostrano come e quanto le scene minori stiano crescendo, rendendo di fatto inutile e antiquato il concetto che il Play-in vorrebbe esprimere. In origine sarebbe dovuto servire per dare la possibilità alle squadre delle minor region di avere un’alta probabilità, quasi la certezza, di qualificarsi per la fase principale del mondiale, sfidandosi tra di loro. Se però negli anni al Play-In sono state aggiunte sempre più rappresentanti delle major region, quattro in pratica, ecco che su quattro posti disponibili diventa più complicato qualificarsi. Senza ignorare che giocando quasi solamente fra loro hanno enormi difficoltà a crescere competitivamente: sfidando i migliori team al mondo sarebbe tutto più stimolante, senza dubbio.
È questo il motivo principale che dovrebbe spingere gli organizzatori del mondiale di League of Legends a trovare un altro formato competitivo, che sia simile a quello utilizzato in altri titoli, come Dota2, o più simile a quelli classici già usati nel calcio. Su Dota2, ad esempio, tutte le squadre sono suddivise in due gironi: l’ultima di ogni gruppo è eliminata direttamente, le prime quattro finiscono nel Winner Bracket mentre dalla quinta all’ottava nel loser bracket. Se invece prendiamo il mondiale di calcio, per esempio, tutte le squadre sono equamente divise nei vari gironi. Ciò che hanno in comune questi due formati è che danno uguale dignità alle squadre qualificate: chi conquista il proprio posto al mondiale partecipa come tutte le altre fin dall’inizio, senza attraversare gironi preliminare.
Ed è quello che anche League of Legends dovrebbe implementare: l’unica differenza tra Major e Minor Region dovrebbe essere solamente (e giustamente) quante squadre ogni regione debba qualificare al mondiale, e non da dove partire.