Ldl, la Cina sperimenta il formato fearless: che cos’è?
Una delle principali critiche mosse recentemente, inteso come “negli ultimi anni”, a League of Legends è l’eccessiva ripetizione delle draft. Prima di entrare in partita i giocatori, in accordo con i coach, decidono quali campioni giocare sia da un lato che dall’altro in modo esclusivo, ovvero senza pick condivisi: se una squadra ha selezionato un personaggio, non può essere selezionato anche dall’altra squadra (con buona pace della cara vecchia LCK che al quinto game delle Bo5 entrava in modalità blind pick). Nonostante su League siano presenti più di 150 campioni selezionabili, il risultato che nel corso di una giornata o di un evento competitivo vengano giocati solamente una ventina di personaggi, poco più, poco meno, conferendo ai game un’aura di ripetitività e, a volte, noia negli occhi dello spettatore, soprattutto quello più “casuale”.
Nel corso dell’anno però Riot Games rilascia diverse patch che tentano di andare a bilanciare il gioco, modificando sostanzialmente i rapporti di forza tra i campioni e quali acquisiscono, o perdono, priorità in fase di selezione. Si tratta del cosiddetto meta, ovvero l’insieme delle scelte strategiche più efficienti in un determinato periodo storico. Risultato: il numero di campioni scelti varia nel corso dell’anno ma quelli che vengono selezionati in un determinato periodo sono più o meno sempre gli stessi. A volte i cambiamenti da un meta all’altro non sono nemmeno troppo bruschi: possono entrare e uscire dalle preferenze cinque, dieci campioni magari, ma di fatto tanti campioni restano per un intero anno, a volte per più stagioni, mentre altri non vedono mai la luce.
Per tentare di ovviare a questo stallo che non permette a League of Legends di uscire dalla stagnazione della palude competitiva in cui spesso si trova, soprattutto a livello di spettacolo (lato giocatori e coach in pochissimi si lamentano di dover giocare sempre gli stessi campioni o le stesse strategie, d’altronde è il loro lavoro), un primo esperimento interessante arriva dalla Cina. L’LDL, la serie cadetta del campionato LPL, ha infatti annunciato l’introduzione del formato fearless nella competizione durante le partite Bo3 della regular season e delle Bo5 ai playoff. Tale formato non permette di riutilizzare, esclusivamente per la singola squadra, campioni già giocati nei propri game precedenti all’interno della stessa serie. Per farla semplice, se la squadra A ha utilizzato il campione Draven nel Game 1 della serie, non potrà più utilizzarlo nei successivi game, mentre rimane invece a disposizione della squadra B, almeno finché non deciderà di usarlo.
Questo tipo di formato introduce senza dubbio un’enorme varietà di utilizzo dei campioni, nonché apre a un’esplorazione mentale senza precedenti per i coach. Gli allenatori, in particolare quelli che si occupano delle draft, dovranno infatti ogni volta immaginare una composizione non solo in base a cosa vorrebbero giocare, a quali campioni si sposano meglio con lo stile dei propri giocatori, ma anche a quali sono già stati giocati e devono essere esclusi. Importante in tal senso diventa la sapiente gestione dei pick: le squadre dovranno centellinare l’utilizzo dei cosiddetti powerpick, ovvero quelle scelte che sono super-ottimali nel meta. Anche qualora sfuggisserro alla fase di ban, e fossero disponibili, a nessuno passerebbe per la testa di utilizzarli tutti nel primo game perché significherebbe giocarsi la possibilità di schierarli nei game successivi, dando un enorme vantaggio al team avversario.
Come anticipato, si tratterebbe senza dubbio di una svolta soprattutto per lo spettatore che vedrebbe più scelte competitive, più varietà e decisamente più fantasia sulla Landa, assistendo e matchup particolari con campioni che mai, o molto difficilmente, avrebbe pensato di incontrare. Questa introduzione, per ora appunto limitata esclusivamente all’LDL cinese, pone una questione interessante: quanto è disposto a trasformarsi League of Legends per soddisfare le esigenze del pubblico? Quanto è importante lo spettatore affinché la scena competitiva di League continui a esistere per altri 10 anni e ancora più? Perché alla fine è questo il succo della questione: è giusto inseguire i viewers, i numeri delle dirette a discapito, magari, dell’integrità competitiva? Gli esports non sono uno sport, non solo almeno: sono uno showbusiness che vive di chi lo guarda. E chi lo guarda, ovvero il cliente, ha sempre ragione.