Perché Faker ha detto no ai 20 milioni all'anno in LPL
Cuore coreano, proprietà americana: i T1 ormai sono una vera e propria multinazionale dell’esports, presente competitivamente in diversi paesi. Ma è proprio quel cuore, a quanto pare, ad aver convinto Lee “Faker” Sang-hyeok, il miglior giocatore di League of Legends che abbia mai calcato la landa e tuttora in attività da protagonista, a rimanere a vita ai T1. Vincitore di tre mondiali nel 2013, nel 2014 e nel 2016, finalista nel 2017, due titoli MSI, lo scorso weekend in occasione della finale dello Spring Split 2022 ha conquistato il decimo titolo nazionale del campionato coreano. Ovviamente il decimo anche per i T1: perché tutti i successi ottenuti in carriera sono arrivati con una sola maglia, proprio quella bianco-rossa del team che un tempo si chiamava SK Telecom T1 K, poi diventato SK Telecom T1 e infine, più semplicemente T1.
Secondo l’indiscrezione raccontato dal Ceo dell’organizzazione coreana, lo statunitense Joe Marsh, Faker avrebbe rifiutato un contratto da 20 milioni di dollari l’anno per giocare in LPL, il campionato cinese. Non ha rivelato quale squadra avrebbe fatto questa proposta faraonica, e per molti probabilmente irrinunciabile, ma non è un mistero che le squadre cinesi da tempo facciano la corte al più grande giocatore di tutti i tempi. Gli stessi TSM, nell’ultima sessione di mercato, avrebbero avanzato una proposta a otto cifre, poco più di 10 milioni di dollari, ovviamente rifiutati, per accaparrarsi colui che viene chiamato “The unkillable demon king”. Certo, mettere sullo stesso piano l’LCS nordamericana con l’LPL cinese non è possibile: se a Los Angeles il livello competitivo non è il massimo, e per Faker sarebbe stato quasi un pre-pensionamento d’oro, a Pechino il livello è decisamente superiore.
L’LPL cinese ha uno stile spesso “proprietario”, difficile da replicare e incentrato sulle schermaglie continue fin dai primi minuti di partita, rendendo la partita frenetica. Ma rimane una competizione di livello altissimo che ha saputo vincere tre degli ultimi mondiali nel 2018 con gli Invictus Gaming, nel 2019 con i Funplus Phoenix e nel 2021 con gli Edward Gaming, arrivando comunque in finale nel 2020 con i Suning, sconfitti poi dai Damwon Kia. Eppure la Corea e il suo campionato hanno un fascino competitivo che Faker non può e non vuole lasciare. L’attacamento alla maglia è sicuramente una motivazione significativa ma ciò che probabilmente ha contribuito maggiormente a coinvincere Faker a rimanere è ciò che l’LCK può offrire. Se oggi Faker è una leggenda, metà dei suoi successi li deve al campionato coreano che ha sempre saputo donargli stimoli e motivazioni per migliorarsi continuanamente, anno dopo anno, anche dopo le delusioni e gli insuccessi quando il resto del team non era all’altezza.
Giocare nel campionato migliore al mondo con i giocatori migliori al mondo ha sicuramente spinto Faker a porsi nuovi limiti superiori, nuovi ostacoli da superare. Nel tempo sono arrivati i Rookie, gli Showmaker, i Bdd, i Chovy, tutti giocatori pronti a prenderne l’eredità. Eppure a vincere, e a rimanere sempre ai massimi livelli, è stato sempre lui, Faker, mentre gli altri arrivavano, passavano e andavano via. E mentre c’è chi farebbe carte false per averlo, lui ha solo un’idea in testa, ha dichiarato più volte: tornare a vincere il mondiale con i T1. Poi, forse, potrebbe davvero pensare a un’esperienza diversa.