Perché i TSM vogliono vendere lo slot in LCS
La notizia è senza dubbio di quelle che colpiscono chiunque, a prescindere dal proprio tifo o preferenza (e)sportiva. I TSM sono una delle organizzazioni storiche non solo del panorama di League of Legends ma dell’intero ecosistema esports, nata dal sogno di poche persone, capeggiate da Andy Dinh, che nei primi anni dieci riuscirono a dare concretezza alla loro idea di creare un team esports. I TSM sono infatti uno di quei team cresciuti a pane e League of Legends, lo stesso Dinh è stato un giocatore professionista della prima ora sotto il nickname di Reginald, un midlaner per la precisione. Lo stesso nome dell’organizzazione è un riferimento al moba di Riot Games: TSM è l’acronimo di Team Solo Mid, nella fattispecie è un richiamo alla modalità nata per caso e totalmente per gioco (e diventata poi l’Aram che oggi conosciamo) in cui due team si affrontavano solo sulla corsia centrale, senza utilizzare il resto della mappa.
I TSM rappresentano pertanto una delle pietre miliari dell’esports, capaci, tra pochi, di trasformare un team di amici in un colosso del settore a livello globale. La notizia, riportata da Richard Lewis su Dexerto, della possibilità presa in considerazione dall’org di vendere il proprio slot in LCS è dunque clamorosa, soprattutto se vi aggiungiamo che i TSM hanno vinto il campionato nordamericano sette volte, ad oggi l’org più volte iridata, senza dimenticare le numerose partecipazioni ai Worlds e la vittoria di un Intel Extreme Masters (quando?). Attualmente però la squadra di League of Legends non sta passando un buon periodo, finita impantanata nel fondo classifica fin dall’inizio di questo 2022, quando nello Spring Split per la prima volta nella sua storia e in quella dell’LCS non si qualificò per i playoff (e sembra che non accadrà nemmeno in questo Summer). Scelte di roster discutibili, poca pazienza, continui cambi anche durante la stagione. Ma è sufficiente per giustificare un potenziale abbandono?
Secondo quanto riportato da Richard Lewis tramite una fonte vicina ai TSM, l’ipotesi sarebbe stata messa sul tavolo per ridurre i costi delle attività esports attualmente operate dall’organizzazione. Specifica anche che non c’è l’assoluta volontà di lasciare League of Legends a ogni costo ma potrebbe essere una possibilità da valutare in caso di necessità finanziarie. League of Legends è infatti senza dubbio uno dei titoli esports sì più remunerativi in termini di visibilità ma anche uno dei più dispendiosi. Appare però strano collegare i TSM a problemi finanziari quando nemmeno due anni fa avevano stupito il mondo stringendo un accordo di partnership con FTX, una delle principali piattaforme di scambio e gestione di criptovalute, da 220 milioni di dollari per 10 anni. Addirittura un’altra fonte di Lewis avrebbe rivelato che è l’intera sezione esports dei TSM a rischiare: “I TSM stanno attualmente tagliando il budget ovunque sia possibile: potrebbero vendere gli asset di altri titoli esports nel futuro prossimo”, ha raccontato a Dexerto.
Quanto sta accadendo sembra quasi l’annuncio di un naufragio finanziario, l’estremo tentativo di salvare il salvabile gettando in mare ogni risorsa non indispensabile in modo da permettere alla nave di continuare a galleggiare nonostante le numerose falle. Va anche sottolineato che negli anni i TSM non si sono mai risparmiati quando è stato il momento di ingaggiare dei giocatori, proponendo loro contratti a sei zeri. A fine 2020 i TSM decisero di strappare ai Suning a ogni costo il giocatore Hu ‘SwordArT’ Shuo-Chieh, support di Taipei e protagonista al mondiale, pagando una cifra definita importante ma mai rivelata per il cartellino e proponendo al player un contratto da 6 milioni di dollari per due anni. Giocatore che è poi stato liberato appena un anno dopo al termine di una stagione senza risultati.
Un altro fattore determinante del possibile allontanamento dei TSM da League of Legends è anche il coinvolgimento di Andy Dinh nell’investigazione indipendente condotta da Riot Games e dalla direzione dell’LCS, successiva alle numerose segnalazioni arrivate sui comportamenti aziendali proprio del Ceo dell’organizzazione. Diversi atteggiamenti tossici verso giocatori, staff e coach, una sorta di padre padrone che vuole prendere le decisioni su qualsiasi attività, dentro e fuori dal game, almeno per come è stato dipinto dall’accusa. Accuse che hanno trovato un riscontro nella realtà, vista la sanzione comminata da Riot con l’inibizione per due anni da qualsiasi competizione e 75.000 $ di multa. Di certo non una delle migliori pubblicità per un’organizzazione esports che mira a fidelizzare il pubblico e i tifosi già presenti e a conquistarne di nuovi, magari a livello globale.
Spese folli, comportamenti inadeguati del proprio Ceo, fondatore e owner: è tutto? Purtroppo no. Perché c’è anche un fattore esterno che potrebbe rendere concreta l’ipotesi dei TSM di vendere lo slot: l’LCS, ormai da diverso tempo, non sta passando un buon momento sotto il livello competitivo, diminuito drasticamente negli anni così come l’interesse degli spettatori. Innegabile che in questo periodo storico l’LEC vanti molta più attrattività dell’LCS, in grande difficoltà nel creare nuovamente interesse: lo Spring Split nordamericano ha registrato un picco di 387.000 spettatori, mentre l’LEC ha di fatto raddoppiato la cifra arrivando a 723.000. In termini di spettatori medi, il confronto è ancora più impietoso: l’LCS ha avuto una media di 123.400 spettatori, mentre in Europa si è arrivati fino a 270.750.
L’aspetto interessante che fa comprendere meglio quale possa essere il futuro dei TSM è però un altro, legato all’ultima motivazione raccontata: secondo il report di Richard Lewis i TSM avrebbero contattato i Misfits nelle fasi iniziali della trattativa per informarsi sulla richiesta economica per la vendita dello slot. Trattativa che poi, come ben sappiamo dopo l’ufficialità degli Heretics, non è proseguita ma tradisce quale sia la volontà dell’organizzazione nordamericana: non lasciare del tutto League of Legends, a cui è indissolubilmente legata, ma operare sotto condizioni differenti.