Rekkles: he won’t
La sconfitta dei G2 Esports per 2-3 contro i Fnatic non ha solo sancito la fine dei sogni di gloria nel campionato europeo di League of Legends ma anche l’addio alla possibilità di qualificarsi per i Worlds. È la prima volta dalla loro fondazione che i G2, organizzazione creata da Carlos “Ocelote” Rodriguez, non partecipano al mondiale: cinque edizioni consecutive dal 2016 al 2020, semifinale nel 2018 e 2020, finale (persa) nel 2019 a Parigi contro gli FPX. Se c’era un team europeo che dava la sicurezza di avere ottime prestazioni al mondiale, beh quello erano sicuramente i G2.
Chi più di tutti, dei tifosi, degli appassionati, è rimasto deluso è probabilmente Martin “Rekkles” Larsson, botlaner con un palmares che farebbe invidia a chiunque. La sua delusione non deriva solamente dal non aver agguantato il biglietto per il mondiale, ma che a strapparglielo dalle mani sia stata proprio la sua ex-squadra. A novembre 2020 i primi rumor davano Perkz, botlaner dei G2 all’epoca, pronto all’addio, voglioso di tornare a giocare da midlaner, suo ruolo natio ma che era stato costretto ad abbandonare con l’arrivo di Caps. A quel punto sembravano tre le possibili scelte: Upset, Crownshot o, appunto, Rekkles, in scadenza di contratto con i Fnatic.
Rekkles è un giocatore con una grande esperienza, iniziata nel novembre 2013 con i Fnatic. Una lunga carriera costellata di numerose vittorie, impreziosita persino da una finale mondiale nel 2018, poi persa contro i cinesi Invictus Gaming. Mentre Crownshot e Upset offrivano solamente la freschezza dei giovani talenti, maturi ma con molto ancora da imparare. Ironia della sorte vuole che proprio in questo intricato mosaico quando i G2 hanno, giustamente, scelto Rekkles, i Fnatic hanno puntato su Upset: ed è stato proprio lui l’avversario che ha gettato via le speranze mondiali di Rekkles.
Martin era arrivato per vincere, anzi, per tornare a vincere dopo un digiuno di due anni: l’ultimo trofeo risaliva alla vittoria del campionato europeo nel Summer Split 2018, lo stesso anno della finale mondiale. Due anni di nulla, un’eternità per un giocatore che ambisce a essere sempre il migliore. E i G2 sembravano per lui la scelta più ovvia: arrivavano da quattro titoli consecutivi, due Top4 al mondiale. Chi non avrebbe optato per il team di Ocelote? Si dice che abbia addirittura rifiutato un’offerta faraonica dei Fnatic per il rinnovo pur di cambiare maglia.
Eppure, come già accaduto nel 2015, il cambio maglia non ha pagato. All’epoca per 15.000 € il suo cartellino passò agli Alliance, poi diventati Elements, con l’intenzione di creare un super team e vincere il titolo: non si qualificarono nemmeno per i playoff. Oggi, a distanza di sei anni, nonostante il titolo di MVP dello Spring Split e il terzo posto nella stagione primaverile, il Summer si è chiuso con un misero quarto che li estromette dalla corsa al mondiale e per il titolo. Chiudendo così l’anno con “zeru tituli”.
Ma la responsabilità di quanto accaduto è realmente da imputare a Martin? Sì e no, di sicuro non direttamente. Aver vinto il titolo di MVP dello Spring Split e aver registrato statistiche mostruose nel Summer non racconta un giocatore in sofferenza o “finito”, tutt’altro: Rekkles è ancora uno dei migliori botlaner, se non il migliore, della competizione. Tuttavia non sempre l’abilità individuale è sufficiente per ottenere risultati, soprattutto in un gioco di squadra come League of Legends. Ai G2 è mancato il sapersi evolvere, riuscire a effettuare la transizione da un giocatore come Perkz a uno totalmente differente come Rekkles, più improntato a trovare il vantaggio, almeno in termini di risorse, nelle fasi iniziali e di metà partita per poi riversarle tutte nei teamfight.
Nel video di presentazione di Rekkles nei G2, Martin aveva affermato: “Sono arrivato per vincere il mondiale. E lo farò.” Non quest’anno, però.