TSM, addio Bjergsen e SwordArt: quando i soldi non fanno la felicità
Un anno fa i TSM, una delle più blasonate organizzazioni esports nordamericane che vanta sette titoli LCS su League of Legends, si presentava davanti ai propri tifosi come lo zio Paperone d’America pronto a ricoprire di denaro alcuni dei giocatori più rinomati del momento. Da un lato Huni, ex Evil Geniuses, acquistato per la corsia superiore, dall’altra parte della mappa SwordArt, finalista mondiale nel 2020 con i cinesi Suning. In midlane spazio a PowerofEvil, arrivato dai FlyQuest per sostituire Bjergsen, volto storico dell’organizzazione che qualche settimana prima, dopo il disastroso girone disputato ai mondiali con 0 vittorie e 6 sconfitte, aveva annunciato il ritiro dalle competizioni come giocatore, passando al ruolo di Head Coach. A distanza di 12 mesi di quei TSM rimane solamente un miraggio, complice l’annata senza successi vissuta in LCS e la mancata qualificazione ai mondiali che si stanno attualmente disputando a Reykjavik, in Islanda. Ma procediamo con ordine.
Bjergsen ha annunciato ieri ufficialmente l’intenzione di lasciare il team, confermata da un video di spiegazioni della stessa organizzazione. Per lui, danese, i TSM erano una seconda casa che lascia dopo otto anni, sette da giocatore e uno da head coach. Era arrivato ai TSM nel novembre 2013: già conosciuto ma ancora non aveva mostrato tutto il suo enorme potenziale. Da quando ha iniziato a giocare in Nord America ha conquistato quattro titoli MVP, sei titoli LCS, secondo solo a Doublelift che è stato anche suo compagno di squadra. Con i TSM Bjergsen ha persino vinto il titolo dell’Intel Extreme Masters di Katowice contro il team cinese WE nel 2015. La decisione di lasciare il team è arrivata nonostante i TSM, vista la sua volontà di tornare a competere da giocatore, gli abbiano proposto a inizio ottobre un contratto all’altezza, tuttavia rifiutato da Bjergsen nei giorni scorsi. Su di lui sembrano adesso essere piombati i Liquid, altro team nordamericano, che secondo diversi rumor avrebbero già iniziato le manovre interne per far spazio al talento danese: Jensen, midlaner titolare, si starebbe infatti allenando nel nuovo ruolo di botlaner accanto a CoreJJ con Tactical che potrebbe non trovare spazio nella stagione 2022. Ogni conferma ufficiale è tuttavia rimandata al 15 novembre, giorno in cui si potranno ufficializzare gli accordi verbali o le trattative andate in porto. Bjergsen dovrebbe inoltre riuscire nel frattempo a vendere le proprie quote di proprietà, seppur di minoranza, dei TSM, ricevute come equity al momento della rinegoziazione del contratto nel 2019.
Destino simile almeno per il suo futuro per SwordArt, finalista mondiale nel 2020 con i Suning e arrivato ai TSM un anno fa in pompa magna firmando un contratto da 6 milioni di dollari per due anni che lo ha reso il giocatore più pagato nella storia dell’LCS. Tuttavia il terzo posto allo Spring Split e il quarto posto nel Summer non erano gli obiettivi prefissati del team né, tantomeno, del giocatore che avrebbe deciso di lasciare i TSM e di non giocare in LCS nel 2022. L’acquisto di SwordArt dai Suning, d’altronde, è stato un rischio: l’inserimento di un giocatore orientale è storicamente complicato a livello comunicativo per questioni legate alla lingua. Gli orientali fanno spesso fatica a imparare l’inglese in tempi brevi ed è necessario molto più tempo per loro per averne una padronanza minima atta ad aiutarli a dare istruzioni, e riceverne, nel modo più chiaro possibile. Soprattutto in un titolo esports come League of Legends in cui la rapidità di comunicazione è fondamentale per la vittoria della squadra.
Bjergsen e SwordArt non sembrano tuttavia gli unici a poter lasciare il team. Anche il midlaner PowerofEvil ha infatti annunciato di essere disponibile a cambiare aria. Come scritto su Twitter, il giocatore tedesco è attualmente in trattative con i TSM per il rinnovo del contratto ma aperto a possibili offerte sia da altre squadre dell’LCS nordamericana che dell’LEC europea. Qualora tornasse in Europa sarebbe per lui un rientro dopo quattro anni: l’ultima avventura nel Vecchio Continente risale al novembre 2017 con la maglia dei Misfits. Punto in più per lui per rimanere in Nord America sarebbe però la possibilità di diventare residente e non contare più come import, avendo fin qui disputato otto split consecutivi al di là dell’Atlantico.
Per i TSM gli unici superstiti sarebbero così Spica, il jungler, Huni, il toplaner, e Lost in botlane con due membri da sostituire e un head coach da trovare. È il fallimento di una politica aziendale mirata poco a cercare le sinergie all’interno di un team e più all’immagine, al raccogliere le “figurine” presenti sul mercato. Motivo che ha portato a ottenere zero successi in LCS in questo 2021. Per i TSM servirebbe una profonda riflessione che li porti a trovare un punto di equilibrio tra la cultura del branding, sicuramente indispensabile nel settore esports, e quella della competizione, necessaria per tornare a essere nuovamente vincenti.