Women in Games, F. Gasparo: "Siamo sempre considerate le più scarse"
Per la nostra rubrica interviste "Woman in Games" questa volta vi proponiamo le protagoniste del team FDP Esports di Valorant, vanto italiano, qualificate per i VCT Game Changers. Iniziamo con il presentarvi Federica Gasparo meglio nota nel settore con il nick Ariel.
Come nasce la passione per il mondo del gaming? e per Valorant?
"Fin da piccolissima, parliamo di quando avevo 3 anni, ho sempre avuto questa forte passione per il mondo dei videogiochi. Questo molto probabilmente è dovuto a mio padre il quale nutre la stessa passione da sempre e me l’ha letteralmente innestata dentro. Ricordo ancora con nostalgia il mio primo Commodore e la mia primissima Xbox regalatemi dal babbo, l’aveva vinta ad un concorso. Stesso discorso vale per gli FPS. Ho sempre giocato con mio fratello a questa tipologia di videogiochi e me la sono portata dietro fin’ora. Valorant è probabilmente l’unico gioco che mi ha presa tanto non solo dal punto di vista competitivo, ma anche emotivo ed è forse per questo che ne è nata una vera e propria passione. Ricordo ancora le notti passate sulla piattaforma viola per cercare di avere l’accesso alla Beta e l’approccio al primo Champion che è stato letteralmente un amore e odio costante nel tempo. Insomma, Valorant è attualmente il mio gioco preferito e ne abbiamo ancora di giocate da passare assieme".
Tre aggettivi per descriverti
"Valorosa, competitiva, egocentrica".
Essere donna nel gaming competitivo, criticità da evidenziare?
"Vi sono molte criticità. La prima tra tutte è il fatto che dal punto di vista maschile siamo sempre considerate le più scarse. É come se non avessimo alcuna chance di farci valere sotto questo punto di vista. Per il resto è inevitabile che accadano situazioni un po' scomode e imbarazzanti, un esempio è quando in game utilizziamo il Push to Talk per dare comunicazioni e il team si accorge che per l’appunto in squadra hanno una donna. Insomma, partono commenti non sempre molto belli da sentire, anzi, tra insulti e frasi terribilmente provocanti l’esperienza di gioco viene purtroppo rovinata".
Cosa porterai con te di quest'ultima importante esperienza al "VCT Game Changers"?
"Sicuramente il VCT mi ha dato modo di lavorare su alcuni aspetti del mio carattere. L’essere troppo competitiva mi ha portato ad avere tanti crolli emotivi che non riuscivo a gestire, più che altro perché non volevo deludere nessuno, sfociando anche nell’aggressività. Non riuscivo a gestire tante situazioni e la pressione, ma fortunatamente ho avuto un Team e un Coach sulla quale ho potuto contare. Purtroppo però siamo esseri umani ed è impossibile essere al top sempre e devo cominciare a smettere di pretendere troppo da me stessa in primis. Per cui da questa esperienza mi porterò dietro sicuramente la voglia di migliorare ancora di più e di crescere dal punto di vista personale. Non sarà il primo né tanto meno l’ultimo torneo".
Hai dei consigli da dare a una giovane ragazza che si vuole avvicinare al mondo degli Esports?
"Sicuramente il mondo degli Esports richiede tanta forza d’animo e psicologica, non è proprio una passeggiata. Per cui quello che posso dire è di non abbattersi mai e di non arrendersi al primo ostacolo, perché ci saranno tanti momenti in cui si avrà voglia di mollare tutto e tornare alle vecchie routine, ma è proprio qui che si capisce quanto una persona può spingersi oltre. Perciò se la voglia di competere di base c’è, come direbbe mia madre, hai voluto la bicicletta? E ora pedala. Cadrai tantissime volte, ma ogni volta che ti rialzerai sarai più determinata di prima".
Sogno nel cassetto?
"Essere la miglior Jett Europea!
Ehm…si questo è un sogno in tutto e per tutto!"