Chi è il Santo Protettore degli esports?
San Damaso e San Girolamo per gli archeologi. Santa Barbara per gli artificieri e i vigili del fuoco. Sant’Eligio per i veterinari. San Fiacrio per i tassisti. Insomma: nella cultura cristiano-cattolica c’è un santo patrono praticamente per chiunque. O quasi. Inevitabilmente alcune categorie professionali o attività ne restano fuori. La domanda che allora ci facciamo è: esiste un Santo Protettore degli esports o, almeno, del gaming? Una domanda legittima che nasce dalla richiesta di Claudia Mongini, social & digital strategist del Team Qlash, che su Twitter ha proposto il dibattito: “Esiste il patrono degli esports? E se non esiste, chi potrebbe essere?”
Mosso dalla mia incommensurabile voglia di rispondere a qualsiasi domanda, ho fatto qualche ricerca per la rete cercando di dare una risposta prima di tutto alla prima domanda. E, senza troppo stupore, l’ho trovata: no, non c’è attualmente alcun patrono del gaming né tantomeno dell’esports. Definito ciò, si passa alla seconda domanda: chi potrebbero essere i candidati più vicini a diventare i santi protettori dei videogiochi competitivi?
La più vicina per area tematica è una donna, Santa Veronica, patrona delle ricamatrici, della lavandaie, dei guardarobieri, dei fotografi, dei mercanti di lino e tele e, infine, degli informatici. Non è però chiaro quale sia il nesso reale che collega Santa Veronica alla suddetta professione: citata per la prima volta nei Vangeli Apocrifi, negli Atti di Pilato, è la donna che implora Gesù per la guarigione da una emorragia e, riuscendo a toccargli il mantello, guarisce all'istante. Secondo la tradizione cristiana è inoltre la "pia donna" che, vedendo la passione di Gesù che trasportava la croce e il suo volto sporco di sudore e sangue, lo deterse con un panno di lino, sul quale sarebbe rimasta l'impronta del viso di Gesù. Da qui indubbiamente si comprende la presenza sotto la sua ala protettrice di ricamatori e fotografi, ma per quanto riguarda gli informatici, o addittura gaming e esports, siamo ben lontani.
Un altro nome che potrebbe avvicinarsi è San Baldassare, conosciuto come il protettore dei creatori delle carte da gioco. Per estensione con la modernità potremmo benissimo allargare questo discorso anche ai videogiochi: d’altronde la differenza tra un gioco di carte reale e uno digitale è ormai sottilissima, quasi inesistente. Perché i creatori delle carte di Magic dovrebbero avere un suo santo protettore e quelli di Magic Arena no? Baldassarre è uno dei tre magi che portarono i regali per la nascita di Gesù inseguendo la cometa. Perché è legato alle carte da gioco? Non è chiaro: non sembrano esserci fonti precise su qeusto aspetto ma un’interpretazione associa il fatto di essere un Re asiatico ai re delle carte da gioco.
Per doverosa cronaca non possiamo non menzionare San Cayetano, nato nel 1480: avvocato e figlio di una famiglia benestante, si recò a Roma mosso dal desiderio di riformare la Chiesa diventando un prete e fondando un ordine religioso. Utilizzò addirittura il patrimonio di famiglia per costruire ospedali e occuparsi dei poveri, introducendo anche istituti di credito dedicati a fornire piccoli prestiti ai meno abbienti. Tuttavia è riconosciuto attualmente come protettore dei giocatori d’azzardo: che sì, sono effettivamente dei giocatori, ma forse leggermente diversi da quelli dell’esports. E moralmente lontani dalla competizione sportiva.
Arriviamo così a San Mattia, chiamato a prendere il posto di Giuda tra i discepoli dopo il tradimento nei confronti di Gesù. Secondo la tradizione i candidati alla successione erano due: Mattia e Barsabba, soprannominato Giusto. Chi tra loro dovesse prendere il posto del traditore fu deciso dalla sorte lanciando in aria due pietre sacre anche se, nella loro mente, a guidare le pietre sarebbe stata la volontà del Signore che avrebbe così indicato chi fosse più meritevole. Vincitore fu Mattia, di cui però successivamente non si seppe praticamente più nulla. Attualmente è protettore degli alcolici, dei carpentieri, dei marinai e della cittadina di Gary, nell’Indiana statunitense. Tuttavia il fatto di aver vinto il proprio posto tra i discepoli “giocando” potrebbe farlo rientrare tra i candidati papabili.
Penulimo della nostra lista è Sant’Aloisio Gonzaga, patrono dei giovani, e qui siamo in tema, e giocatore di scacchi. Sant’Aloisio fu un gesuita che visse nel 16esimo secolo e morì all’età di appena 23 anni: motivo per cui divenne presto il santo patrono di giovani e giovanissimi. La sua connessione con i gamer la potremmo far risalire a un aneddoto sulla sua vita. Un giorno Aloisio stava giocando a scacchi con alcuni seminaristi quando qualcuno chiese: “Cosa faresti se scoprissi di avere solamente un’ora di vita rimasta?” Mentre alcuni risposero che sarebbero andati a confessarsi o a ricevere la Comunione, il futuro santo rispose che poiché i suoi superiori gli avevano dato il permesso di giocare a scacchi, e non avendo altri impegni impellenti, avrebbe semplicemente proseguito la partita fino alla sua conclusione, credendo che fosse il volere di Dio in quel preciso momento. Probabilmente è la stessa risposta che darebbe oggi un vero gamer sapendo di avere poco tempo a disposizione.
Ultimo nome è quello di un italiano, recente: Carlo Acutis. Morto il 12 ottobre 2006 ad appena 15 per una leucemia. È forse il nome più vicino che può rispondere alla nostra domanda, essendo stato definito un “nerd da PC” e un “computer geek”: uno smanettone, per intenderci, nel senso più genuino e buono del termine. O, più semplicemente, un ragazzo dei suoi e dei nostri tempi, un moderno duemila. Carlo era molto legato al mondo cattolico, secondo molti testimoni un vero esempio di ordinaria santità: aveva persino iniziato un proprio progetto informatico che permettesse di catalogare tutti i miracoli eucaristici del mondo. E sì, giocava anche ai videogiochi, nonostante dedicasse loro il tempo strettamente necessario per paura di rimanerne “schiavo”. Attualmente Carlo Acutis ha il titolo di venerabile, titolo ecclesiastico attribuito a determinate persone ritenute meritevoli dopo il riconoscimento e la proclamazione da parte delle autorità della Chiesa in merito all'eroicità delle loro virtù o del loro martirio. Non è quindi ancora un Santo ma è già sulla via della canonizzazione.
Insomma: da oggi, quando vi servirà un aiuto, saprete a chi rivolgervi.